Tre in UNO

Il progetto “Le Affinità Selettive”, attraverso le tre fasi fondamentali del rito alimentare, Coltivare Cucinare Mangiare, rimette al centro la persona da un lato e, dall’altro, la natura, intesa come potenzialità diffusa e “democratica”. Sono questi gli unici attori in grado di cambiare le nostre abitudini, senza forzature tecnologiche né dichiarazioni di carattere ideologico. 12 progetti facili da replicare, perché più che di oggetti si tratta di atteggiamenti e comportamenti, il tutto realizzato con materiali e processi facili da reperire, dove protagonista è la “persona”, mentre la narrazione non esclude mai quel poco di ironia necessaria, utile per togliere di mezzo tutta quella presunzione autoritaria che, spesse volte, un progetto nuovo porta con sé, quando promette più di quanto sia in grado di offrire.


“Le Affinità Selettive” è un progetto duchampiano, perché è il pensiero che mette in gioco la realtà e non viceversa. Dipende dal punto di vista: il nostro è un punto di vista che privilegia non la “cosa”, ma la relazione con l’oggetto. In fondo, quando coltiviamo, cuciniamo e mangiamo, non facciamo altro che rispondere con la “cultura” a un’esigenza naturale, ovvero al diritto, che è anche un dovere, di vivere nel segno della “continuità”, e quindi degli altri.
Il passaggio dal “crudo al cotto” avviene attraverso l’azione del cucinare, ovvero la trasformazione degli ingredienti naturali in “fatti culturali”, utilizzando vecchi e nuovi strumenti. In questo caso, ciascuno dei 4 progetti individua un determinato processo, privilegiando soluzioni che hanno alcuni tratti in comune; in modo particolare rimettere al centro la dimensione della socialità, da un lato e, dall’altro lato, una particolare e concreta attenzione agli aspetti della sostenibilità e del risparmio energetico. Dossofiorito con “Il Consolo” riprende la funzione consolatoria del cibo, sia attraverso la pratica del dono sia come possibilità di consumarlo al di fuori della propria casa; Gionata Gatto e Alessia Cadamuro con “(H)eat”, sfruttando le potenzialità dei sali fusi ridisegnano lo strumento di cottura, trasformandolo anche in accumulo termico; con Lanzavecchia+Wai, “SUNplace”, cuocere diventa una sorta di sperimentazione della cucina solare, privilegiando lo stare insieme. Sempre in questa direzione, Francesco Meda con “Tre in uno” ripensa la pentola in relazione alla fonte di calore e a tutte quelle ritualità alimentari che richiedono diverse fasi di cottura.

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